I nomi sono di fantasia, qualche particolare di contorno è cambiato, ma ogni storia è vera.

Tante storie per dire grazie

…a voi che ci aiutate a renderle possibili

…alle mamme e ai papà che ci permettono di essere testimoni del loro amore e del loro coraggio

Grazie da Luisa, Viviana, Marilda, Lucia , Emma, Olga, Fatima, Irma e tantissime altre che non devono pensare ad acquistare latte e pannolini perché li trovano al CAV.

Grazie da Olga, Lubov, Nika, che sono scappate dall’Ucraina senza nulla, e hanno trovato qui quello che serve ai loro bambini.

Grazie da MARTINA, che a 19 anni non voleva finire la scuola e litigava sempre con i genitori. Quando si è accorta di aspettare un bambino, i suoi le hanno fatto la guerra perché abortisse. Era troppo giovane, e loro non nuotavano nell’oro, il poco che avevano era frutto di tanti sacrifici. Martina però non voleva rinunciare a suo figlio e dopo un momento di disorientamento ha deciso di tenere duro, quando ha capito che poteva ricevere un aiuto materiale ed economico importante dal CAV e da Progetto Gemma, l’adozione a distanza di una mamma col suo bambino che dal 1994 ha già salvato quasi 25.000 vite in tutta Italia. Il suo fidanzato l’ha appoggiata con coraggio e dedizione. Lei stessa, in gravidanza, ha cominciato a lavorare. Il CAV, oltre  ad accompagnarla nelle difficoltà di relazione con i suoi durante la gravidanza,  ha sostenuto le spese mediche e di farmacia, ha procurato corredo, carrozzina e tante altre cose utili ad accogliere il piccolo.  Il bimbo è nato e, quasi d’improvviso, due genitori amareggiati e preoccupati si sono trasformati in nonni entusiasti. Quando, qualche tempo dopo, è arrivata la notizia di una seconda inaspettata gravidanza, la loro  gioia era tale che ci ha lasciato un po’ incredule e felici. Le difficoltà non erano e non sono finite, ma nella famiglia di Martina qualcosa di profondo è cambiato.

Grazie da MICHELA, che quando ha tenuto testa al marito e non ha abortito la sua bambina, ha trovato anche il coraggio di andarsene di casa, di chiedere aiuto e di togliere finalmente se stessa e i suoi bambini da una vita di segregazione e violenza domestica. Michela viveva in una casa popolare con un uomo malato, alcolista e manipolatore, a cui si era legata forse soprattutto per povertà. Quando le volontarie del CAV l’hanno incontrata, grazie ad una conoscente molto insistente, era totalmente sottomessa, parlava a malapena e negava gli abusi cui era soggetta. Dimostrava molto di più dei 30 anni che aveva. Il marito non la lasciava uscire, non permetteva che i figli frequentassero altri bambini al di fuori della  scuola, ed era violento. In passato avevano interrotto forse più di una gravidanza. Michela, stremata dalle rinunce, è riuscita a convincerlo a tenere questa figlia, appoggiata dal CAV e facendosi forte dell’aiuto economico che avrebbe ricevuto. Pochi mesi dopo la nascita ha trovato la forza di prendere i bambini, andarsene e denunciare. Ora vive protetta e finalmente libera.

Grazie da NERISSA, che tiene in braccio il suo quinto figlio, anche se le avevano detto che sarebbe andata incontro a troppi rischi. Aveva conosciuto il CAV  appena dopo la nascita con parto cesareo del quarto figlio. Delle amiche le avevano consigliato di venire da noi per farsi aiutare con pannolini e vestiario ed era diventata una presenza simpatica e solare nel nostro centro. Dopo soli 8 mesi, però, ha scoperto la quinta gravidanza. Il primo medico che l’ha visitata le ha consigliato immediatamente di interromperla, perché il precedente cesareo era troppo vicino, e l’embrione sembrava pericolosamente innestato in prossimità della cicatrice uterina, una condizione estremamente rischiosa per la mamma. Nerissa e il marito non hanno mai contemplato la possibilità di abortire, ma erano smarriti e confusi. Le volontarie del CAV li hanno affiancati e hanno attivato una rete di specialisti che non hanno rimosso il problema ma l’hanno affrontato, con professionalità e generosità. La gravidanza non è stata facile, le settimane passate in ospedale sono state tante e la bimba è nata in anticipo, ma ora sta benissimo, come la sua mamma, e gioca felice con fratellini.

Grazie da PATRIZIO che è stato licenziato appena prima di scoprire la quarta gravidanza. Alla sua famiglia non mancava nulla, lui aveva sempre lavorato, la moglie si era potuta dedicare ai primi tre bimbi, nati uno dopo l’altro, ora cresciuti e pieni di impegni tra scuola, sport ed amici. In poco tempo tutto gli è crollato addosso: niente più lavoro, pochi risparmi, una famiglia di 5 persone da mandare avanti; poi la notizia inaspettata di un nuovo bambino. Per un paio di mesi hanno cercato di convincersi che la soluzione migliore fosse interrompere la gravidanza, ma non trovavano pace. Non erano abituati a chiedere aiuto, ma poi una ricerca su internet fatta un po’ per caso li porta al servizio chat on line di SOS Vita, e da lì al CAV. Un sostegno economico mensile, un po di materiale per il bimbo, e il periodo nero è passato. In qualche mese  molti problemi sono rientrati, una rete di amici li ha inondati di regali, il bimbo è nato e ha moltiplicato la gioia.

Grazie da OLESJA, che a trent’anni aveva già sofferto tantissimo. Immigrata dalla Moldova col marito per cercare cure migliori per la sua bambina cardiopatica dalla nascita, l’ha vista morire a 5 anni. Il matrimonio non regge al lutto, lei e suo marito si dividono. Dopo qualche tempo un nuovo legame porta a una nuova gravidanza. In Olesja c’è molta apprensione perché la relazione non è priva di problemi ed è altalenante, ma la situazione peggiora quando in un Pronto Soccorso dove va perché non si sente bene, le viene segnalata alle prime settimane una probabile malformazione fetale. Il consiglio che le viene dato è quello di abortire, considerati i precedenti, e lei non ha lì per lì la forza di opporsi alla programmazione dell’intervento. Fortunatamente un’amica la porta subito al CAV, che fa da ponte con altre associazioni che le ottengono in tempi brevissimi un appuntamento con uno dei migliori specialisti di patologie fetali. La diagnosi era sbagliata, il bimbo è nato da poco e sta benissimo.

Grazie dalle MAMME – sono tante –  che non hanno ancora trovato un lieto fine e lottano con infinite difficoltà. Noi del CAV proviamo ad esserci sempre, per loro e per tutte, e non potremmo farlo se tante persone  – amici, familiari, parrocchiani, spessissimo perfetti sconosciuti – non offrissero costantemente il loro aiuto in preghiera, supporto, manodopera, denaro.

Grazie da NOI, a voi tutti.

Testimonianze

Qualche tempo fa scoprìi di essere incinta e quel giorno mi tremo’ la terra sotto i piedi, anzi forse non è la definizione più esatta perchè tutto quello che avevo intorno a me crollò in un attimo. Tutte le certezze e quello che credevo di sapere di me cambiò radicalmente quella sera che feci il test di gravidanza.

Stavo di nuovo frequentando il mio compagno con cui avevo passato diversi anni insieme e non era sicuramente in preventivo una gravidanza.In quel periodo lui soffriva di depressione e non era sicuro di niente nella sua vita, non sapeva nemmeno se ce l’avrebbe fatta a intraprendere di nuovo una relazione seria. Io che avevo sempre voluto dei figli in passato e mi ero immaginata quel momento dove felice scopri che aspetti un figlio dalla persona che credi di amare mi trovavo ad avere paura di quello che stava capitando e la felicità non era forse il sentimento predominante.

Come prevedevo la reazione di lui fu di vero e proprio panico e mentre gli chiedevo speranzosa cosa ne pensasse lui mi rispondeva che non era certo quello il momento per avere dei figli, che non sapeva nemmeno se ne avrebbe voluti e non sapeva nemmeno quello che avrebbe voluto fare della sua vita.

Lasciava la scelta a me dicendomi che però  lui non era pronto e dovevo considerare fino in fondo cosa volesse dire questo

La mia paura si trasformò in vero dispiacere perchè non era la reazione sicuramente che avrei desiderato. Cominciai a sentirmi veramente sola e la sensazione di fortissima solitudine cominciò ad aumentare ma mano che passavano i giorni.

Prenotai la mia prima visita per l’interruzione di gravidanza, ed è quella dove dai i tuoi dati  e ti fanno la prima visita. Mi trovavo come in un mondo sconosciuto fatto di visi, di sensazioni di forte angoscia e forte confusione. Non avrei mai creduto che un giorno mi sarei trovata in quella situazione. Non avevo mai pensato all’aborto come soluzione che potesse appartenere al mio modo di pensare ma cominciavo a sentire di non avere una via d’uscita.

Mi sentivo tremendamente sola e in un momento del genere non te la senti neanche di chiedere opinioni perchè è la tua vita che si sta capovolgendo e non puoi dare certo la responsabilità di una scelta del genere a qualcun’altro, anche se è il tuo più grande amico. Avevo delle persone che cercavano di starmi vicine ma era la mia vita e non la loro e nessuno voleva esprimersi. Io stavo annaspando, mi sentivo cadere in un tunnel sempre più buio e stretto.

Cercavo a de stra e sinistra qualcuno o qualcosa a cui aggrapparmi e ricominciai a pregare.Il mio rapporto  con la fede era di lontananza prima ma man mano che passavano i giorni capii che quella era l’unica cosa che mi aiutava un po’.Cercai un aiuto anche da una psicologa del consultorio ma l’unica risposta che mi diede fu di confondermi ancora di più, anzi il suo velato consiglio era quello di non tenere il bambino perchè da sola non ce l’avrei fatta. I giorni passavano, il tempo scorreva inesorabile.Il mio corpo impercettibilmente cambiava e il mio compagno era sempre più lontano.

La mia seconda visita si concluse in un fiume di lacrime e in un appuntamento preso per il giorno dell’operazione. Quel giorno associai ai visi anche storie di ragazze come me,confuse, alcune sole ma con la stessa mia tristezza negli occhi.Le notti passavano insonni tra opinioni non richieste e un’ incertezza tremenda  nel mio cuore fatta di mille paure.

Fino a quando  a due giorni dall’operazione un mio caro amico prese un appuntamento al centro per la vita Palatino, senza dirmi nulla e io senza sapere nulla di più mi recai all’appuntamento.Quella sera per la prima volta nessuno mi parlò di incertezze, ma solo di gioia, nessuno mi disse che non ce l’avrei fatta anzi dolcemente mi venne spiegato quello a cui sarei andata incontro a livello psicologico molto probabilmente se avessi deciso per un interruzione di gravidan za. Mi venne mostrato il corpo di mio figlio a quella settimana di gestazione. Ed io ad ogni parola e ad ogni immagine sentivo via via un peso in meno sul cuore.Andai via di la con una strana contentezza. Mi sentivo meno sola.

Il giorno dopo presi una decisione destinata a  cambiare per sempre la mia vita. Decisi di tenere il bambino nonostante tutto anche da sola. Tutto il resto si sarebbe risolto. E d’improvviso un peso enorme andò via dal mio cuore. Sentivo che quella era la decisione più giusta.

Il giorno che avevo fissato per l’operazione lo utilizzai per fare la mi prima ecografia. Fu un’emozio meravigliosa vedere mio figlio, piccolo ma con un cuore fortissimo che batteva anche per me. E li capii che non è vero quando ti raccontano che non c’è ancora nulla. Io posso testimoniare che a tre mesi il bambino, anche se piccolissimo è già un essere vivente con due braccia,due gambe e soprattutto un cuore che batte.

Da li in poi fu tutto piu’ o meno in discesa. Il mio compagno dopo un paio di mesi decise che anche se non sarebbe stato un padre perfetto almeno ci avrebbe provato.

E dopo qualche mese è nato mio figlio, un bambino splendido , vivace ,bellissimo ed è stata l’emozione più grande e bella della mia vita. Nulla è paragonabile alla sensazione di quando vedi tuo figlio per la prima volta.E lo vedi crescere giorno dopo giorno.

Il mio compagno ora è uno splendido papà ed io nel profondo del mio cuore ho capito l’importanza di dire si alla vita, si e mille volte si. Tutto il resto sia aggiusta, anche se all’inizio non è facilissimo.

Alle volte quando guardo mio figlio giocare , che mi guarda sorridendo mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi preso l’altra decisione, ma non ci voglio pensare……Sarebbe troppo doloroso.

PS questa esperienza mi ha aiutato a riavvicinarmi fortemente a Dio. E tutto si è trasformato ancora di più, ma questa è un’altra storia.

<L., 15/4/2014>

DEDICO QUESTA MIA TESTIMONIANZA A TUTTE QUELLE DONNE INCINTE CHE VOGLIONO ABORTIRE.

Medita bene prima di prendere una decisione sbagliata che porta delle conseguenze irreparabili, perché è certo che indietro non si può più tornare.

Alcuni anni fa, all’età di 19 anni rimasi incinta. All’inizio questa notizia mi sconvolse e quasi non riuscivo a crederci ma si sa, chi gioca con il fuoco alla fine si brucia… quando nella nostra vita si accumulano i problemi, diventano montagne che all’improvviso ci cadono addosso ed è difficile uscirne indenni. Non ero indipendente economicamente. I rapporti con i miei genitori erano inesistenti, vivevo in casa con loro ma non c’era dialogo.

Il mio compagno si era appena separato dalla moglie e viveva in casa con i suoi genitori, che in quel periodo si ammalarono tutti due di tumore e lui si trovò ad accudirli. La situazione non era delle migliori ma io amavo tantissimo quel bambino che era dentro di me e non volevo abortire.

Passarono 3 mesi, dovevamo prendere una decisione quando un giorno il mio compagno mi disse che quello che avevo nell’utero era un grumo di sangue ancora informe e che in pochi minuti con un raschiamento tutti nostri problemi si sarebbero risolti. Io non ero sicura di quest’affermazione e mi lasciai convincere sia per ignoranza sia a causa della mia inesperienza.

Ricordo tutto di quel giorno: l’aborto si svolse in casa di un’ostetrica in pensione, senza anestesia e mediante aspirazione.

Sento ancora nelle orecchie il rumore dell’aspiratore che oltre al feto sentivo aspirarmi anche l’anima. Il dolore fisico era indescrivibile ma ancora più forte era il distacco che sentivo per la perdita di quel figlio. Mi chiedo a volte come ho potuto sopravvivere a questa esperienza. Dopo 15 minuti interminabili estrasse con delle lunghe pinze il feto e mostrandomelo mi disse: “Ecco qua, è finito tutto”. Per lei era terminato tutto, invece per me iniziò una serie di problemi fisici, psicologici e spirituali di cui ancora oggi sopporto le conseguenze.

Ricordo di aver visto il feto che ancora pulsava, quindi era vivo e di aver urlato rimettilo dentro! Invece lei lo buttò dentro ad un secchio che si trovava sotto le mie gambe. Non so dopo cosa ne fece. Per anni l’immagine di un feto gettato via nelle fogne mi ha perseguitato fino a procurarmi degli incubi in cui vedevo mio figlio galleggiare nelle fogne divorato dai topi.

Posso raccontare questa esperienza perché, essendo sveglia, ho visto e sentito tutto, invece chi abortisce sotto anestesia totale, non può avere questa consapevolezza. Il mio bambino come mostrano i risultati ecografici sui feti di tre mesi e mezzo, era già formato, era un essere umano di piccolissime dimensioni, con un cuore che batteva e anche lui, non essendo anestetizzato sentiva il dolore che era mille volte più grande del mio. Quanti aborti si praticano in ospedale tutti giorni o con la pillola del giorno dopo…

Attenzione, informatevi bene prima, su come si forma una vita nel grembo materno, perché dal momento in cui l’ovulo è fecondato dallo spermatozoo incomincia la vita. L’aborto è un abuso di potere dell’uomo nei confronti dei piccoli esseri umani indifesi e molto sensibili: capaci di provare emozioni e di percepire qualsiasi tipo di sensazione fisica, esattamente come l’essere adulto.

Dopo alcuni anni ebbi una figlia e quando la strinsi tra le braccia per la prima volta, mi resi conto della sua fragilità e che avrei potuto farle del  male anche involontariamente. Era proprio quello che avevo fatto a mio figlio.

Nella vita molti traumi si possono superare; perfino il dramma di una madre che perde un figlio all’improvviso, ma quello di una madre consapevole di aver ucciso proprio figlio NO!!!.

Solo chi è cristiano e si affida, si fida e confida in Dio è capace di superare tutto questo.

Una mamma pentita.

INIZI PRIMAVERA: scopro di aspettare un bambino, per la seconda volta. “E adesso? Ho già una bimba piccolissima, di nemmeno un anno e mio marito, è via per lavoro, come farà a starmi accanto… io sono appena rientrata in ufficio, cosa dirà il mio responsabile? Inoltre ho fatto una radiografia… e se avesse conseguenze sul bambino?”.

Ho tanti pensieri, un vortice di paure, di gioia, di mille immagini che scorrono nella mente.

Telefono a mio marito, gli dico che aspetto un bambino e che ho tanta paura a causa della radiografia fatta il mese prima.

Mi dice soltanto: “ti sono vicino, ma pensa che dentro di te hai una vita che cresce”.

Il giorno dopo vado in ospedale, ho bisogno di chiedere consigli, di capire se i raggi X possono far male al feto.

Mi riceve un ginecologo non obiettore: “se non se la sente, se ha paura, perché attendere? Se il bambino nascerà malformato? Meglio interrompere una gravidanza agli inizi che alla ventesima settimana. Ora c’è soltanto un grumetto di cellule”. Tra l’altro, non mi propone NESSUNA alternativa, nessuna villocentesi, nessun Bi-Test… niente, solo l’interruzione volontaria di gravidanza. PERCHE’? QUALI SONO I SUOI INTERESSI? Non insisto con le domande, sono abbastanza stanca ed acconsento a fare l’ecografia per accertare la settimana di gestazione.

Salgo sul lettino, il cuore batte fortissimo, voglio vedere il bimbo e se, effettivamente, si tratta solo di un “grumetto di cellule”. Devo capire se sto facendo la cosa giusta o meno.

Il ginecologo gira il monitor verso di sé, non accende nemmeno quello in alto che acconsente alla donna di vedere le immagini ingrandite ed accende l’ecografo. Queste le sue parole: “come dicevo io, c’è solo un grumo non formato e nessun battito cardiaco, possiamo procedere con l’interruzione di gravidanza”.

Mi rivesto, mille dubbi mi assalgono, chiedo al medico come si svolgerà l’intervento, voglio sapere. Ottengo una risposta breve ma carica di significato: “lei non sentirà nulla, dormirà tutto il tempo, io introdurrò una cannula con la quale aspirerò il grumo e, una volta finito tutto, asporterò il materiale residuo. Quando si sveglierà sarà come nuova, libera di riprendere la sua vita, come guarita da un cancro”.

Mi consegna la dichiarazione per l’ivg, i vari fogli con il consenso informato ed il modulo sulla privacy, inoltre mi fissa l’appuntamento per il pre-ricovero e l’intervento.

Torno a casa con la morte nel cuore. Fisso la mia bimba, con che occhi la guarderò dopo? Chiamo mio marito, gli spiego come mi sento e che ho l’impressione che il ginecologo abbia detto un bel po’ di bugie per convincermi ad abortire. Cerca di tranquillizzarmi, ma io non mi calmo. Anzi.

Inizio a fare ricerche su internet e trovo tutto quello che stavo cercando, ovvero la VERITA’: il “grumetto di cellule”, definizione da parte del ginecologo non obiettore, è un bimbo in fase di sviluppo, chiamatelo come vi pare e l’intervento per aspirazione è di una tale atrocità che farebbe star male anche la persona più insensibile del mondo.

Al lavoro, parlo con il mio Capo Ufficio ed il Direttore. Il primo mi consiglia di abortire, altrimenti come potrei crescere la mia bimba tranquillamente e svolgere il mio lavoro di Segretaria di Direzione con dovizia? Il secondo mi raccomanda di non fare una cosa simile, altrimenti potrei pentirmene per tutta la vita.

Nessun consiglio mi è d’aiuto. Non si tratta di asportare un’appendice infiammata o di una massa tumorale, c’è una vita di mezzo, non la mia, quella di un bimbo che cresce in me.

Vado dal mio ginecologo, obiettore, per fare un’altra ecografia, gli spiego come si è svolta la visita effettuata dal collega. Senza troppi giri di parole ingrandisce l’immagine sul monitor e spiega: “ecco il “grumo di cellule”. Un fagiolino con il battito cardiaco”; sento il cuore di quel bimbo minuscolo e scoppio a piangere.

Come potrei rifiutarlo?

Presa da mille paure e dubbi contatto il Numero Verde Sos Vita. Mi risponde una volontaria dalla voce materna che mi consiglia di ascoltare il mio cuore, di parlare con il bambino che porto in grembo. La telefonata dura quasi due ore.

Alla fine, passo tutta la notte sveglia a coccolare la mia bimba e ad ammirarla; è così bella. La vita è questa: da minuscoli si diventa grandi.

 

Quattro di mattina: non faccio in tempo ad addormentarmi che, sento pronunciare il mio nome… una vocina dolce mi sta chiamando… mi dice: “MAMMA TI AMO! NON BUTTARMI VIA, SONO QUI CON TE, VOGLIO STARE FRA LE TUE BRACCIA, STRINGIMI FORTE!” e subito dopo avverto qualcosa muoversi nel mio grembo, il mio piccolo. Lo so che agli inizi della gravidanza è impossibile percepire i movimenti fetali… ma, la natura è misteriosa…

Sono agitata, telefono a mio marito e gli spiego tutto;  pronuncia poche parole: “dentro di te hai una vita che cresce, non eliminarla, ti prego”.

Finalmente piango, un pianto liberatorio. Ho deciso: NON RIFIUTO LA VITA. SONO UNA MAMMA ED AMERO’ QUESTO BIMBO CON TUTTA ME STESSA.

Al pomeriggio contatto il ginecologo non obiettore per comunicargli che non farò nessun pre-ricovero e nessuna interruzione volontaria di gravidanza. Lui cerca di convincermi a farlo ugualmente, di pensarci bene ma io insisto. Allora, quasi infastidito della mia decisione, risponde che mi farà sapere l’importo totale delle analisi effettuate per l’intervento. Non ho mai pagato nulla.

Sul lavoro nascono i problemi, non mi sento bene, ho delle perdite ematiche e dolore addominale. Corsa in ospedale e strigliata del mio ginecologo: devo stare a letto. Presto fatto: mi metto in maternità anticipata. Non voglio star male e far male al bambino.

I mesi passano in fretta, scopro di aspettare una bimba: le parlo, la sento muoversi dentro di me, la coccolo, la faccio “comunicare” con la sua sorellina “grande” e, naturalmente, con mio marito che non mi lascia sola un minuto e mi aiuta. Si preoccupa per me.

Scrivo un diario alla mia bimba in grembo, voglio farle conoscere i miei stati d’animo, le mie emozioni. E’ un modo per sentirla vicino, per aumentare la nostra complicità.

E’ tutto meraviglioso, la gravidanza che procede benissimo, mia figlia che gioca con il mio pancione, la vita che cresce, le telefonate al numero Sos Vita per parlare con la volontaria, chiederle consigli e togliermi paure normalissime di una mamma “in attesa”.

AUTUNNO INOLTRATO: fine della gravidanza, una settimana al cesareo; sono emozionata e tutto è pronto per il grande evento.

Finalmente arriva il giorno in cui potrò tenere in braccio la mia piccolina. Ho un po’ di paura. In ospedale incrocio il medico che avrebbe dovuto farmi l’intervento di interruzione di gravidanza, non mi saluta nemmeno. Meglio così.

L’ostetrica mi accompagna all’ingresso della sala operatoria, il grande momento arriva: un’iniezione e dalla vita in giù non sento più nulla.

Aspetto la mia bimba, i ginecologi stanno operando e poi, all’improvviso, difficile descriverlo, la vita che nasce! La mia piccolina che emette un vagito. Riesco solo a pronunciare poche parole, LEI è lì, appena nata e già si fa sentire! Vederla è un’emozione indescrivibile.

Mi portano la piccola avvolta da un telo verde. La bacio, le accarezzo la testolina, mi guarda e le dico: “TI AMO. LA TUA MAMMA E’ QUI”.

Dopo pochi giorni la porto a casa e, con lei, la sorellina ed il mio Tesoro è iniziata una nuova vita, piena di impegni, mille cose da fare ma… il sorriso delle mie due bimbe e l’amore di mio marito, mi ripagano di qualsiasi difficoltà.

INVERNO DEL NUOVO ANNO: guardo le mie due bimbe e penso a quanto sono cresciute. La notte le ammiro, sono due angioletti mandati sulla Terra, non possono esserci altre spiegazioni. Il MIRACOLO DELLA VITA si è compiuto due volte, la perfezione della Vita, da minuscola che diventa grande.

Scrivo queste semplici parole mentre le mie piccole giocano con mio marito, il loro adorato papà e penso che.. la VITA E’ VITA, ANCHE SE PICCOLA ED AL SUO INIZIO e va difesa con ogni mezzo e ad ogni costo.

Quando leggo il totale dei bambini salvati dall’interruzione di gravidanza dell’anno precedente, penso sempre “PIU’ UNO”. Io ho soltanto contattato il Numero Verde Sos Vita, ho chiesto un consiglio, ma quante donne non chiamano, non sanno che al posto di eliminare il proprio bambino possono usufruire di mille aiuti? Che le alternative all’aborto ci sono?

Bisogna far conoscere le prospettive bellissime che una gravidanza offre, perché “LA FINE E’ L’INIZIO”.

Manuela